Ricordo che qualche mese dopo esserci conosciuti, scrissi che avrei scritto un giallo senza colpevoli dove il mistero da svelare era ciò che provo per te e tu saresti stato il principale indiziato.
Da quel giorno è passato tanto tempo e io non ho ancora scritto quel racconto.
Tuttavia stasera, frugando tra le parole già archiviate, mi è tornata in mente quest'immagine.
Ora come ora, credo non avrei alcuna ispirazione.
Piuttosto, parlami di te; ma fallo in modo chiaro, per favore.
E togliti dalla faccia quel sorriso enigmatico, quando parli di lei.
Quante volte ti dovrò ancora ripetere che anch'io ho imparato a prestare attenzione ai dettagli; del resto, me l'hai insegnato proprio tu...
E poi, lo sai che non sono per niente abile nei giochi di logica e strategia.
E, se proprio vuoi continuare a parlarmi di lei, almeno non costringermi a leggere tra le righe, lasciando a me il compito di decifrare quale piega prenderà la tua vita.
No, hai ragione: tu non hai nessuna colpa, in ciò che (mi) racconti.
Semmai, sono io a voler analizzare ogni tuo gesto, ogni tua intonazione.
Lo so, l'ho già scritto troppe volte e poi, puntualmente, ricado nei medesimi errori.
Così ho deciso che, almeno per una volta, voglio distogliere lo sguardo dai (tuoi) particolari e godermi l'intero spettacolo.
Anche se non mi è dato sapere se sei davvero felice...
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