giovedì 7 novembre 2013

La rete

La rete è un oggetto davvero strano. Ci avete mai pensato?
Per le Sirene esse sono oggetti insidiosi, in cui vengono imprigionate con l'inganno.
Invece, per noi Sirenette, essa è un oggetto protettivo,
come per i circensi in bilico su una fune.
Una rete davvero sicura pre noi è quella con molti nodi.
Ogni nodo una mano tesa
per camminare sicure
sul filo della vita.

Sulle rive del Mar Nero

Mi trovo sulle rive del Mar Nero,
unico lago salato nel mondo,
unico specchio d'acqua in mezzo alla terra ferma.
Terra ferma che, ogni giorno di più, fatica ad accogliermi.
Mi trovo sulle rive del Mar Nero,
Unico luogo dove, anche noi Sirene, possiamo tracciare il nostro personale cammino.
Il mio è fatto d'inchiostro nero
e s'incrocia con tanti altri cammini di persone che, come me
hanno bigno di vivere
sulle rive del Mar Nero.

sabato 7 settembre 2013

Il Bel Paese

Parlano dell'Italia definendolo il Bel Paese.
Personalmente non posso esprimere né accordo né disaccordo, in merito.
Si, perché non posso visitare gran parte di questo Bel Paese.
Troppo ricco di Storia per renderlo accessibile a tutti (anche a noi Sirenette)
Troppo ricco di architettura per renderlo accessibile (anche a noi Sirenette)
Che me ne faccio allora di un Paese che non posso conoscere?

Itaca

Mi piace pensare che il gruppo di educatori ed assistenti che ho conosciuto ben nove mesi fa (ma a me sembra ieri) abbia questo nome perché accompagna le persone disabili attraverso un mondo che è spesso loro ostile, proteggendole da esso, mostrando al mondo che anche la vita di una persona disabile ha un grande valore che merita rispetto e riconoscimento.
Mi piace pensare che queste persone camminino insieme a noi verso Itaca, l'isola dove potremmo costruirci un'esistenza ogni giorno migliore.

sabato 27 luglio 2013

Fa' che non diventi un'ossessione!

Un'amica di famiglia qualche tempo fa mi mise in guardia dal pericolo che la mia esigenza di guardare il mondo circostante con gli occhi della Sirenetta, non diventi un'ossessione.
Ho riflettuto a lungo su questa osservazione, come mi capita sempre quando qualcuno che ascolta con attenzione la mia esistenza, mi fa notare la presenza di qualche rischio nel mio modo di percepire e rappresentare la mia vita.
In questo caso sono certa però il problema non si pone; dove c'è un'ossessione non ci può essere una metafora (la Sirenetta) e una riflessione coerente su di essa.

Non trattateci con i guanti!

Quando si usa l'espressione trattare con i guanti si vuol significare che una persona viene, non solo rispettata, ma soprattutto le si riconoscono delle caratteristiche speciali che devono essere sempre tenute presenti se si vuole in rapporto corretto con lei (o lui, naturalmente).
Non posso non notare però, che quando queste persone sono delle Sirenette, i guanti del proverbio cambiano significato e diventano semplicemente (e tristemente!) ciò che s'indossa per non entrare troppo in contatto con una persona malata.
Nel nostro caso la matlattia è ciò che il mondo non conosce della nostra vita e non vuole nemmeno conoscere.
O meglio vuole conoscere, ma solo attraverso dei guanti protettivi, appunto.

mercoledì 3 luglio 2013

Canta che ti passa?

Noi Sirene, siamo esseri canterini, è risaputo.
Omero ci racconta che, con il nostro canto abbiamo fatto perdere la testa a fior fiore di lupi di mare.
Ma vi siete mai chiesti cosa cantiamo?
Chi sceglie i canti che le nostre ugole devono magistralmente eseguire?
Omero su questo non si pronuncia.
Quel che è certo è che ad alcune di noi spesso dicono: "Canta che ti passa".
Sicuramente ce lo dicono perché a volte è davvero difficile consolarci per la nostra condizione di Sirenette; ma spesso chi ce lo dice (inconsciamente, lo sappiamo bene) usa un tono che a noi suona come uno sgradevole giudizio; un implicito invito a non lamentarci.
In fondo la condizione di Sirenette non è la peggiore possibile. C'è di peggio nella vita...
Tutto vero, ok. Vorremmo solo dirvi che non è sempre detto che cantando ci passi. Provate invece per un attimo a pensare che a volte non riusciamo proprio a cantare, perché le nostre soavi voci sono incrinate dalle lacrime.
E sono queste che il mondo dovrebbe imparare ad ascoltare...

venerdì 28 giugno 2013

Elogio del pensiero

Sono nata imbra e sono rimasta un po' imbra nata.
Così spesso mi dicono che devo imparare a fare più cose da sola, devo migliorare la mia autonomia.
Sono troppe le azioni pratiche che non so fare...
A volte questo diventa un vero e proprio tormentone per il mondo...e un tormento per me...
A quella parte del mondo rispondo che chi non riesce a fare qualcosa, può sempre chiedere ad altri di farlo per lei (o lui).
Chi invece è così concentrato sugli aspetti pratici della sua vita, e per questo non si ferma a pensare, non può trovare nessuno che lo faccia per lei (o lui) ferendosi con gli scogli che emergono dal mare della vita, senza riuscire a salire su queste rocce, per provare ad immaginare il futuro.

venerdì 14 giugno 2013

La Reginetta di Copenhagen

Ogni tanto mi piace emergere dagli abissi, raggiungere la riva del mare ed accoccolarmi su uno scoglio come fece, molti anni or sono, la Reginetta di Copenhagen.
Quando salgo quassù il tempo si ferma e così posso cogliere quelle sfumature della vita che mi sfuggono durante la mia quotidianità.
Ciò su cui mi piace soffermarmi in particolare, sono i motivi che spingono il mondo ad agire in un determinato modo.
Infatti penso che se non mi prendessi questa pausa di riflessione, non riuscirei a comprendere il mondo che mi circonda e con cui sono chiamata inevitabilmente a confrontarmi.
Attenzione però: interrogarsi sul perché il mondo agisce in un determinato modo, non sempre significa giustificarlo.
Spesso anzi vuol dire provare sofferenza e rabbia, ma comunque non rimanere passivi e non cedere all'equazione troppo comoda (per il resto del mondo, ma non certo per me) che non potersi muovere come tutti gli altri, sia uguale a non poter dirigere il nostro pensiero dove vogliamo.

sabato 1 giugno 2013

Ad ognuno la sua battaglia...

....o l'unione fa la forza?
Beh, credo dipenda dai punti di vista.
Personalmente preferisco la prima.
Ok, spesso sento dire che, per vincere la battaglia per i nostri diritti, dovremmo unirci tutti insieme, indipendentemente dall'essere Sirenette o meno.
Non dico che non sia vero, ma fare così sarebbe problematico?
Perché?
Perché credo che ognuno abbia il diritto di portare avanti una propria idea di autonomia (tema molto dibattuto fra gli abitanti degli "abissi marini" della mia età).
Così per esempio, alcune Sirenette potrebbero voler trovare una casa dove vivere da sole, mentre per altre autonomia potrebbe essere sinonimo di realizzazione professionale.
Senza contare poi, che essa assume significati diversi a seconda delle varie fasi dell'esistenza.
Così credo che un mondo migliore sia quello in cui a tutti vengono dati gli strumenti necessari per inseguire il loro ideale di autonomia, e poi starà ad ognuno realizzarlo al meglio.

Il giornalismo secondo Enrico Mentana

"Il giornalista è un narratore di fatti"

Così Enrico Mentana, sabato 25 maggio, alla conferenza di "PnPensa".
Tutto vero, curioso e, per certi versi, affascinante.
Una domanda a questo punto sorge spontanea: come racconterebbe la disabilità nel suo TgLa7?
Risposta inaspettata: Non raccontiamo spesso la disabilità o, per meglio dire, ci piace farlo solo quando ci sono dei fatti concreti che vi riguardano".
Da questo modo di descrivere la realtà, un altra domanda sembra d'obbligo (ma non c'è stato tempo di farla): "Non è forse un fatto che i giovani disabili fanno il triplo di fatica a trovare un'occupazione, rispetto ai loro coetanei che disabili non sono?"
Ed in particolare: " Non Le sembra, Egregio Direttore, che tutto questo sia già di per sé un fatto degno di essere raccontato, e che inoltre abbia delle radici culturali molto profonde che forse Lei, tramite il Suo Telegiornale, potrebbe contribuire a modificare?".
Spero che ci siano altre occasioni per poterLe rivolgere anche queste domande....

giovedì 30 maggio 2013

Scegliete (se potete)

Già molti anni fa, ho voluto riflettere sul tema della scelta.
L'ho fatto scrivendo la seguente poesia, Scegliere:
La vita non può esistere

se non si sceglie.

Scegliere dove andare

con chi e perché.

Sbagliare scegliendo.

Ma solo la totale solitudine

è una buona scelta

per scegliere.

Se gli altri per noi scelgono

sarà sempre e solo una scelta sbagliata.
 Giovedì sera poi, il tema mi è risuonato di nuovo in mente, grazie alla trasmissione radiofonica che seguo abitualmente.
Le conduttrici chiedevano  di raccontare quale significato desse ogni  ascoltatore alla parola cambiamento nelle loro vite.
Personalmente sono intervenuta dicendo che per me questa parola ha un duplice significato: da un lato credo che essa sia sinonimo di scelta, nel senso che, bisogna avere il coraggio di scegliere e di cambiare la quotidianità, se non ci piace.
Farlo, è anche questone di rispetto. Verso chi non può scegliere come vivere la sua vita.
Ma il cambiamento dipende anche da noi Sirenette; vogliamo che il mondo cambi il suo modo di guardare la nostra vita?
Bene,, non ci resta che raccontare il nostro mondo con autoironia e parare i colpi con l'ironia.
Niente di più semplice, direte voi.
Non proprio, o meglio non sempre. Spesso capita che la gente non capisca la nostra sana ironia.
Ed allora è un po' come raccontare una barzelletta e poi doverla spiegare per far ridere l'interlocutore...

sabato 25 maggio 2013

Sirena o Sirenetta?

L'altro giorno, commentando il mio neonato blog, una mia conoscente mi ha fatto i complimenti per aver scelto la Sirena come immagine metaforica della donna su 4 ruote.
Colgo quindi l'occasione per precisare che essa non è una mia invenzione, ma qualcosa che ho mutuato dalla cinematografia e dalla letteratura.
Per quanto riguarda la prima, vi ricordate il film Perdiamoci di vista (Italia, 1994)?
Qui s'incontrano (o, per meglio dire, si scontrano) le vite di Arianna (Asia Argento), giovane donna paraplegica che vive da sola ed è molto determinata a difendere la sua indipendenza, e di Jepy (Carlo Verdone), che interpreta un presentatore di una trasmissione trash che non esita a sfruttare il dolore privato della gente pur di fare audience.
Dopo varie vicessitudini, su cui ora non mi soffermo, Jepy convince Arianna ad andare con lui a Praga, dove s'imbattono in un artista di strada, che ritrae la ragazza con il suo volto, naturalmente, ma con il corpo di una Sirena.
Spostandoci nel mondo di carta, troviamo l'autobiografia di Barbara Garlaschelli, scrittrice tetraplegica, dal titolo Sirena (Mezzo pesante in movimento) (Ed. TEA, Milano, 2004).
Interessante notare le due parentesi nel titolo che, idealmente, rappresentano la sedia a rotelle, per significare che essa fa sì, parte della vita della donna ma con la quale lei non si può certo identificare.
 Prima di concludere questa breve riflessione, spendo ancora qualche parola per spiegare il motivo per cui ho scelto l'icona della Sirenetta e non già quella di una Sirena.
Credo che la prima, appartenendo al mondo delle favole (e quindi dell'infanzia) sia di buon auspicio perché la vita delle persone disabili possano essere guardate, ogni giorno di più con gli occhi curiosi ma delicati, dei bambini.

giovedì 23 maggio 2013

Sirenetta formato famiglia

"Ho quasi 30 anni ma non li dimostro".
"Perché?"
"Sei già ricorsa al bisturi, nonostante la tua giovane età?"
"No, non proprio. Anche se..."
"Ah! T'ho beccato! Non sei proprio tutta naturale..."
"Sono naturalissima! Anche se hanno usato il bisturi su di me per ben 8 volte... Ma solo per rendermi la vita più vivibile".
"Quindi, perché non dimostri l'età che hai?"
"Perché vivo una vita molto diversa da quella delle ragazze di quasi 30 anni. Rifletti un po'... Alla soglia degli -enta, le persone non hanno bisogno della presenza costante della loro famiglia d'origine, nella loro esistenza. Invece io..."
"Eppure ce la potresti fare...Che cosa t'impedisce di realizzare i tuoi sogni di libertà?"
"No, non parlare di libertà, per favore! Non sarebbe rispettoso nei confronti della mia famiglia, che ha dedicato tutta la sua vita a prendersi cura di me".
"Ok, scusa riformulo: perché non riesci a fare ciò che renderebbe migliore la tua esistenza?"
"Il mio freno più grande è la paura".
"Allora dipende solo da te. Se riuscissi a superare i tuoi timori, potresti andare dove vuoi, indipendentemente dalla disponibilità dei tuoi famigliari a seguirti".
"Non è esattamente così. Sai, in superficie la gente pensa che fin che hai la famiglia accanto, non puoi chiedere di più".
"E al tuo futuro? Chi ci penserà?"
"Hai colto nel segno!"
"Ora che ci penso, ciò vuol dire che qualcosa di magnifico e positivo come la famiglia, diventa paradossalmente ciò che non ti permette di nuotare da sola".
"Non da sola, cara..."
"Ops, scusami. Ho commesso l'errore di prima".
"Diciamo così: siccome sei una sirena "fuor d'acqua", vorresti trovare un gruppo nutrito di allenatori, che possano fin d'ora starti vicino nella traversata del mare della vita!"
"Non avrei saputo dirlo meglio!"
PAROLA DI SIRENETTA

mercoledì 22 maggio 2013

Raccontare la diversità

Apparentemente, questa riflessione non c'entra molto con il tema generale di questo blog (ovvero la disabilità e tutto ciò che ruota intorno ad essa).
Ma credo che, a ben guardare, ci possano essere dei "fili rossi" a legarli.
Anche in questa puntata di Ulisse. Il piacere della scoperta, documentario condotto da Alberto Angela, si parla, in qualche modo, di diversità.
Infatti i telespettatori sono invitati a fare il giro del mondo attraverso i riti che scandiscono la vita degli individui, dalla nascita alla morte.
Solo da questo particolare, possono sorgere almeno una domanda: perché, in generale, le persone disabili, sono esclusi da alcuni riti di passaggio (es. il matrimonio)?
In secondo luogo, la narrazione appassionata di Angela, è caratterizzata da un profondo rispetto per la diversità; infatti non giudica mai le tradizioni che racconta ed anzi, molto spesso, mette in evidenza come ciò che siamo avvezzi a giudicare strano e lontano da noi, in realtà ha una giustificazione all'interno di quella specifica cultura.
Qualcuno potrebbe obiettare che è molto difficile non dare giudizi di valore su quelle pratiche che potremmo definire "quando il diverso è troppo diverso". Concretamente, ciò potrbbe significare, per esempio: come dovremmo comportarci di fronte alle mutilazioni genitali femminili? 
Credo sia una questione con cui i documentaristi di valore, fanno i conti con profonda onestà intellettuale. Già questo è importante.
Un ultimo punto va comunque segnalato: questa domanda va bene quando ci si riferisce a popoli anche geograficamente distanti, come quelli narrati in questo reportage.
Un discorso a parte meritano invece le situazioni in cui i confini (discriminazioni?) tra noi e loro vengono tracciate all'interno di una stessa società.
Facendo questo non ci si accorge del fatto che:

"[Noi disabili] siamo parte del mondo, non un mondo a parte".
(Paolo Anibaldi, chirurgo milanese che, nonostante sia privo degli arti inferriori, riesce a lavorare al tavolo operatorio).







Siamo solo ospiti?


Da qualche tempo in TV gira una pubblicità, promossa dal Governo italiano, con lo scopo di diffondere l'abitudine a comportamenti ospitali.

I protagonisti sono due giovani (lui in carrozzina, lei no) che girano nelle varie città italiane, mentre un voce fuori campo pronuncia frasi che invitano all'abbattimento delle barriere architettoniche.
Lo spot si conclude con i due che si baciano sulle labbra, a chiarire la natura dei rapporti che li lega.
E' indubbiamente positivo il fatto che rappresentino una situazione in cui possa nascere un sentimento amoroso tra una persona in carrozzina ed un'altra che cammina; ma mi chiedo: perché, per una volta, non provare ad invertire le parti? Non immaginare un rapporto tra un uomo che cammina ed una donna sulla sedia a rotelle? Credo che sarebbe stata un'ottima occasione per tastare il polso del pubblico su un'altra questione poco dibattuta, come lo è la vita affettiva delle personne disabili.
Da ultimo ritengo che questo spot abbia un ultreriore difetto che lo rende inefficace, almeno parzialmente: accostare il tema dell'abbattimento delle barriere architettoniche a quello dell'ospitalità, potrbbe suggerire l'idea che le persone disabili non siano membri permanenti di una società, ma possano essere trattati appunto come ospiti, vale a dire come persone che si fermano in un luogo per in lasso di tempo limitato, e di cui poi, molto probabilmente, non si saprà più nulla.
E' vero che qualcuno potrebbe dire che un ospite soddisfatto della sua vacanza, torna l'anno dopo, ma io rilancio facendo notare che sarebbe un obiettivo più positivo puntare ad una pina inclusione sociale delle persone con disabilità, anziché limitarsi ad incoraggiare la loro presenza solo per le "ferie d'agosto".


Cannes batte Torino


Il calcio non è sicuramente il mio hobby preferito. Piuttosto che abbonarmi ad un canale televisivo che trasmette esclusivamente partite, preferisco avere un conto aperto in libreria, o possedere le tessere di tutte le biblioteche delle città vicine alla mia...
Eppure la maggior parte della stampa e dell'informazione televisiva, in questi giorni preferiscono dare spazio alla Mostra del Cinema di Cannes
Ora i cinefili doc. diranno perché i libri dovrebbero avere spazio quanto i film?
In fondo, a noi i libri non interessano poi così tanto, come probabilmente per te non è così interessante andare al cinema...
Tutte le passioni sono legittime, ci mancherebbe altro! 
Tuttavia credo che prediligere l'informazione sull'arte visiva, a scapito di quella sull'arte della scrittura, equivalga in qualche modo (in)consciamente? a lanciare il messaggio che leggere è un'inutile fatica...
Una fatica che però, guarda caso, ci rende più critici nei confronti del mondo e, di conseguenza aiuta a proteggere la democrazia.
In tal senso, non credo fosse un caso che, nell'Antica Roma, si distribuisse al popolo "panem et circensem" (la tv dell'epoca), per permettere all'Imperatore di chiudersi nel suo palazzo lontano dal rischio di essere disturbato.

Perdersi tra le pagine di un libro è poi un modo fantastico, per una Sirenetta, di dare una sbirciata al mondo terrestre! 

La parola ai bambini


Di recente ho assistito ad una Prima Comunione.

Durante la cerimonia i bambini hanno avuto più di un'occasione per esprimere il loro punto di vista sul mondo.
Sulla figura materna (visto che era il giorno della Festa della Mamma), sulla speranza che tanti loro coetanei nel mondo possano vivere un'infanzia serena e su quella di trovare, lungo il loro cammino di vita, persone semppre disposte ad ascoltarli.
Di fronte a questi desideri, molta gente crede che si tratti di pensieri buonisti inculcati nelle menti dei piccoli.
Ritengo che se avessero ragione quanti la pensano in tal modo, il mondo sarebbe "un arrivato".
Ma non è affatto così, anzi. Allora meno male che ci sono i bambini a rammentarci da che parte dovrebbe andare il nostro mondo...

...e poi loro sanno guardare alla diversità con occhi davvero speciali!
Parola di Sirenetta!

Elogio della diversità

Prima d'iniziare la mia riflessione, premetto una cosa importante: tutto quanto scriverò qui di seguito non vuole essere un pensiero pro o contro alcuna parte politica.
Durante i miei studi di Filosofia ho imparato un concetto fondamentale: si può discutere di politica (e anzi credo ciò sia necessario, specie in questo periodo), senza per questo dover dichiarare la propria "appartenenza" partitica.
Così mi limiterò ad analizzare una serie di fatti, che tutti i giornali hanno riportato in questi giorni.
Il Presidente ha tolto la Delega alle Pari Opportunità all'On. Michaela Biancofiore, dopo le sue dichiarazioni sulle persone gay che difenderebbero interessi di parte.
Mi sento di poter dire che difendere interessi di parte è tipico di tutti i gruppi sociali minoritari (quindi anche dei disabili e dei gruppi etnici), perché evidentemente sentono il bisogno di unirsi per farsi ascoltare maggiormente.
Per lo stesso motivo, sono state introdotte le Quote Rosa in Parlamento, interpretate dal neo Presidente, con la nomina di sette Ministri donna su ventuno e l'assegnazione del Dicastero dell'Integrazione alla dentista congolese Cecyle Kyenge.

Chi sono le Sirene?

Chi sono le Sirene?
Sono creature mitologiche metà donna e metà pesce (in alcune versioni dalla vita in giù esse sono uccelli, ma io ho sempre preferito immaginarle come dei pesci...).
Cosa fanno?
Incantano con la loro voce ammaliatrice.
Come reagisce Ulisse?
Si fa legare all'albero della nave, si fa tappare gli orecchi con la cera e ordina che lo stesso facciano i suoi marinai. Il tutto per non subire la malìa di queste creature affascinanti.
Più o meno ciò che fa il resto del mondo, quando le persone disabili parlano della loro vita e di come vorrebbero fosse la società intorno a loro.
E certo non perché la loro voce risulti particolarmente incantevole agli altri.