sabato 21 novembre 2015

Non sempre si può fare ciò che si vuole

Parole sante, direbbe qualcuno.
Parole scontate e banali, farebbe eco un altro.
Spesso, un grande alibi, dico io.
Strano che a sostenerlo sia proprio una Sirenetta come me, che qualche anno fa, si scagliò contro la storia di Heidi, il cui adagio di fondo sembra essere 'Volere è potere' Almeno nelle sue versioni più conosciute.
All'epoca dicevo: 'Ma com'è possibile che si sostenga una simile?'
'Prendete una Sirenetta come me, per esempio. Certo che vorrei tanto poter camminare da sola! Ma, ahimè, non posso. E per questo dovrei sentirmi in colpa? Ma stiamo scherzando? Sia mai!'
Ci sono invece situazioni in cui, fare appello al fatto che non sempre si può fare ciò che si vuole, diventa un alibi per adagiarsi sulle proprie difficoltà.
In particolar modo credo ciò avvenga abbastanza di frequente, nel mondo del lavoro.
Mi permetto di dire che ne sono profondamente convinta, anche se non ci sono (ancora?) entrata in prima persona.
In tutti i contesti ci sono doveri e mansioni da rispettare, e queste sono le consuete e soprattutto, corrette, regole del gioco.
Spesso però, intorno a queste regole, sorgono comportamenti scorretti che, anche se per colpa di pochi, inducono altri a vivere con un costante sovraccarico di lavoro, che genera forte stress e, conseguenza a mio avviso ancor più grave, l'impossibilità (che presto diviene incapacità?) di coltivare relazioni umane ricche e soddisfacenti.
A questo punto credo vincano coloro che hanno il coraggio dì dire (agli altri ma anche a se stessi):
'Continuo a lavorare, ma non posso permetter(mi) perdere la mia salute affettivo-relazionale.'

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