Ci sono però anche
giorni in cui, il passo che ieri mi sembrava così determinato e
quindi, così facile da compiere, oggi mi appare talmente faticoso da
essere accompagnato da un malessere interiore che tento in tutti i
modi di rendere sottile attraverso un silenzio (ostinato?) affinché
il Mondo non pensi che io possa seguire per sempre la sua rotta,
senza provare a tracciarne una personale.
Da ultimo ma non meno
importante, cedere allo sconforto equivarrebbe a nuotare nelle acque
paludose delle mie debolezze.
Ma, così facendo,
rischierei di adottare quel comportamento che biasimo sempre nel
resto del Mondo: ovvero, lamentasi delle proprie sfortune, ma non
muovere un passo alla ricerca di una situazione migliore.
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