martedì 23 febbraio 2016

Cena in nero

Sono abbastanza diffusi i ristoranti che propongono di partecipare ad una cena al buio, in cui i commensali, per mangiare, devono affrontare le medesime difficoltà quotidiane dei non vedenti: tagliare il cibo, portarlo alla bocca, riempire un bicchiere e bere.
Chi ha fatto questo tipo d'esperienza, giura che è davvero illuminante (vi prego di non giudicarmi irrispettosa, per questo involontario gioco di parole!).
Non  avendo mai provato personalmente, mi fido delle testimonianze altrui, ovviamente.
Sicuramente, uno degli aspetti positivi di queste iniziative, è far riflettere sul fatto che, per le persone che convivono ogni giorno con la cecità, non è tanto importante fermarsi a come la gente li definisce (ciechi oppure non vedenti), quanto, piuttosto, far toccare con mano, gli aspetti pratici di un'esistenza così complicata.
Credo però, che sarebbe estremamente utile, far replicare queste 'prove pratiche' anche per altri tipi di disabilità. Si potrebbe, per esempio, organizzare alcune giornate in cui equipaggiare gruppi di comuni cittadini, con sedie a rotelle manuali, ed invitarli a girare per le nostre città costellate di barriere architettoniche, e verificare così, l'effetto che fa.
Pur essendo vero che, alcuni Comuni italiani, hanno fatto fare questa esperienza alle proprie Giunte, personalmente sostengo la necessità di allargare il pubblico, perché potrà sempre capitare che un comune cittadino, si ritrovi, un giorno, a ricoprire una carica politica.

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