Non pronuncio mai il tuo nome
mentre parlo di te.
Con lei
non ce n'è bisogno.
La mia voce
impastata di sorriso
parla di te per me.
Eppure
anche lei mi mette in guardia
(non da te ma) da me stessa.
Dice
di conoscermi troppo
per non avere paura per me.
In fondo mi dice
Non sarebbe la prima volta
che ti ferisci
mentre dici di essere felice.
Non sarebbe la prima volta
che non reggi il dolore
da sola.
Tutto vero.
Ma lei ancora non sa
che le sue parole
non sono poi così diverse dalle tue.
E se entrambi
siete barriere di protezione
contro il mio (im)probabile dolore
continuerò a (far) parlare di te per me
un impasto di sorriso e voce.
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