lunedì 8 giugno 2015

Sirene televisive

Sono passati quasi cinque anni da quando, nella mia Tesi di Laurea Magistrale in Filosofia, sostenevo, tra l'altro, quanto fosse profondamente ingiusto che i media si occupassero di storie che avessero per protagonisti disabili dalle caratteristiche non comuni o, all'opposto, di disabili lasciati ai margini dalla malasocietà.
Eppure, la realtà, non sembra essere migliorata affatto.
Colpa principalmente, credo, del tubo catodico che, quando va bene, propina storie di Disabili Arrivati (meglio se Donne) che, dopo un periodo difficile a causa, per esempio, di un incidente o di una malattia, hanno trovato un premuroso Eric, un lavoro e un sacco di amici (meglio se abitano lontano, così è possibile mostrare al Mondo quanto sono bravi, ad offrire loro innumerevoli possibilità di vacanza, nonostante le molte difficoltà...
No, non sono invidiosa, buon per loro, anzi.
Una domanda sorge però spontanea: come si dovrebbe sentire, di fronte a questi (unici) racconti, quella marea di Sirenette, che fatica ogni giorno nelle "vasche" verso l'Isola della Serenità?
Mi piacerebbe che le televisioni, almeno qualche volta, esponessero sui loro piccoli schermi, degli striscioni con accorati slogan d'incoraggiamento!

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