sabato 25 gennaio 2020

Palestra

La tua, una stanza decisamente angusta, ma pur sempre l'unica disponibile.
La mia, una sala enorme, quasi interamente circondata da specchi.
Nella tua l'unico spazio concesso al mio corpo è quello del dolore.
Nella mia il mio corpo è decisamente più libero di esprimersi per ciò che è realmente: un corpo lento, spesso immobile, ma a cui è concesso il privilegio d'incontrare (e sfiorare) altri corpi, con naturalezza delicata e, a tratti, quasi poetica.
Nella tua la poesia vorrebbe farsi strada, come una lieve folata di vento che socchiude la porta.
Ma, quando sono nella tua palestra, ormai ho capito che devo concentrarmi sul mio dolore immobile, senza dare spazio alla creatività di corpi sfiorati con naturale delicatezza.

Nessun commento:

Posta un commento