Il mio caos.
Una matassa di fili arruffati.
Scarabocchi circolari
che non si curano
di quando spazio occupino nel foglio.
Ed anzi, chissà perché
meno ne occupano
e meglio mi sento.
Perché
senza rendermene conto
ri(calco) e ri(passo) ossessivamente
(sul)le medesime linee.
Ma anche qui lo faccio
senza particolare precisione
come a voler dire
che dal mio caos
voglio prendere le distanze
pur sapendo che anche quello
sono io.
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