sei in ritardo.
Me lo dici a voce
e mi sorprendo.
Cerco di mettere
l'acceleratore ai minuti
ma non serve a nulla
nemmeno provare a leggere.
I pensieri
non riescono proprio
a non fuggire
dalle pagine di un libro.
Quando arrivi
l'aria è quasi pungente
ma non ho voglia
di stare al chiuso.
Ho bisogno
di freschezza di pensiero.
È strano.
Ma all'aria i pensieri
non fuggono più
anche se non sempre
ho voglia di farli diventare
aria che investe le corde vocali
facendosi voce.
E allora
tra noi c'è solo silenzio
occhi chiusi
e movimenti leggeri
che si infrangono
contro un dolore
leggermente acuto.
Finisce così
il nostro tempo
inizia quello del pranzo
a tarda ora.
Te ne rammarichi
ma non dovresti.
Ti sono profondamente grata
per aver ritardato
il tempo in cui
l'aria tornerà
a essere così fredda
da attraversare il mio corpo
lasciandolo immobile.
Mentre al pensiero
è sempre consentito
andare altrove.
Fosse anche
a pochi metri da qui
nello spazio
che prima era nostro.
Uno spazio
a metà strada
fra l'aria sferzante
del mio silenzio senza ascolto
e l'aria morbida e avvolgente
del nostro silenzio
pronto a diventare parola.
Nessun commento:
Posta un commento