scava un tunnel
sempre più profondo
sotto il mio cuore.
È la rabbia
che ormai
non sa più esprimersi.
E allora
si nasconde
per passare inosservata
evitando così di arrivare
troppo vicino al cervello
e da lì
troppo vicino alle labbra
che allora
si spalancherebbero
in un grido bruciante
che scende
in fondo alla gola.
Ma poi
arrivi tu
e lentamente
scavi un tunnel parallelo
da cui le mie parole
(almeno alcune)
possano uscire in sicurezza.
Con naturalezza
mi induci a parlare.
Istintivamente abbasso la voce.
Perché entrambi sappiamo
quanto fragili e permeabili
possano essere le pareti
di quel tunnel parallelo.
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